Parole scagliate al buio
Nel buio le parole scorrono meglio, dando vita a una comunicazione intima, trasparente, affettuosa. Ma non vedere l’interlocutore può anche favorire una comunicazione del tutto opposta, che trae brutalità proprio dal non guardare negli occhi la persona contro cui si scaglia. È il cosiddetto hate speech, virulenta degenerazione che ha nei social il miglior terreno di coltura, tra istigazione all’odio, scherno sessista e discriminazione. L’antropologo Adriano Favole e la scrittrice Elena Stancanelli riflettono sulla ferocia di questi meccanismi verbali e sui modi di combatterli.
Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili
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